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La “Vetrina italiana”
Tra le manifetazioni
promosse dal “Politecnico” la “Vetrina italiana” si è venuta precisando e
distinguendo per ultima: nel 1991. Nato dall’iniziativa di giovani autori negli
anni ’70, il “Politecnico” creò la prima consapevole proposta di un “genere”
con la rassegna “Individu-azioni” (1978). Scritture “individuanti”, attraverso
alcuni mirati atti scenici, di un’entità autorale alla ricerca di sé. I due
artefici più noti di “individu-azioni” furono Amedeo Fago e Mario Prosperi (Risotto
e Zio
Mario i due titoli più riproposti e ancora riproponibili). Nel corso
degli anni 80, la specificità di scritture per così dire di autopresentazione o
di esordio, dette adito alla manifestazione “Esordi mirati”: il “Politecnico”
era diventato un laboratorio di scrittura drammaturgica non limitato alla sua
prima caratteristica identitaria. Gli “esordi” ebbero cadenza biennale e tre
rassegne furono presentate nel 1987, nel 1989 e nel 1991. Nella prima rassegna
Paola Columba elaborò per la propria regia Diario
di un ladro di Genet (Canto di Genet), Giuseppe Marini,
con Fabio Collepiccolo e altri, ridusse ad un copione teatrale Mi ami? di Laing (stesso titolo: Mi
ami?). Infine, con Uccidiamo il chiaro di luna!,
Giuseppe Maradei e Stefano Gajani Billi affrontarono la forma del Futurismo.
Protagonisti della seconda rassegna furono Stefano D’Angelo (L’ultima
ora), Giancarlo Di Giovine (Weiblinger visita Hölderlin), Nanni
Malpica (Facciamone a meno). Nel 1991 Paola Lorenzoni esordì con Lo
specchio di Norma, Davide Bulgarelli con Il viaggio, ed un gruppo
di artisti - anche interpreti (tra cui Maria Letizia Gorga, Luca Dresda,
Valerio Barberis) – con un vivace collage da Ennio Flaiano (Con i
piedi fortemente poggiati sulle nuvole).
Di fronte a questa attività
di esordi, passando gli anni e facendosi la direzione del Politecnico più
responsabile, partì proprio nel 1991,
con un contributo dell’I.D.I., la prima rassegna denominata “Vetrina italiana”,
che cercava di mettere in una lista a parte, distinta, alcune opere teatrali
non più di esordio, ma “da segnalare”, come il sottoscritto scriveva nella
Presentazione, come proposte per un repertorio “dell’autore italiano vivente”.
Per un repertorio cioè virtuale (tuttora non esiste un repertorio a livello
ufficiale), mentre la dizione “vivente” voleva intenzionalmente lasciar da
parte il termine “contemporaneo” che, nell’immobilismo del nostro teatro,
veniva ancora usato per Pirandello. Con La trappola, partì appunto, a firma
di Gaetano Marino (compagnia del Canovaccio di Cagliari) nell’aprile del 1991,
la “Vetrina italiana”. Una caratteristica di questa rassegna era di mostrare
operazioni che avevano avuto luogo in diverse città italiane. In quella
medesima rassegna debuttò il Florian di Pescara con Fascino di Giammarco
Montesano (Osvaldo Valenti e Luisa Ferida nell’ultima notte passata nel carcere
dei partigiani). Un autore napoletano, Antonio Scavone, portò in scena Acchinson
(Compagnia del Politecnico) con Carlo Di Maio. Da Potenza Domenico Mastroberti
portò in scena un testo premiato di Mario Angelo Ponchia: I giocolieri della notte.
Seguirono, intervallate
ancora da esordi (nella rassegna “Drama Studio”) e da manifestazioni tematiche
(per Rosso di San Secondo, per Ghiannis Ritsos, per “L’eredità del Surrealismo”
con Giordano Falzoni, per Gerando Guerrieri, per Giorgio Prosperi, per il
Giubileo del 2000, su “L’Islam e noi”), altre otto rassegne, sostenute da un
finanziamento che non è mai mancato del Comune di Roma. Mi limito a citare i
titoli:
- Nel 1992, seconda rassegna: Erodiade
di Giovanni Testori (Teatro Out Off di Milano, regia di Antonio Syxty), Trappola
per una rondine di Giuseppe Contarino (Teatro Scientifico di Verona,
regia di Ezio Maria Caserta), Il cielo altissimo e confuso di Enzo
Siciliano (Compagnia E.A.O. di Genova, regia di Giorgio Crisafi), Kazak
di Giammarco Montesano (Florian di Pescara, regia dell’autore), Racconto
d’autunno di Tommaso Landolfi (Gruppo Libero di Bologna, drammaturgia
di Gregorio Scalise), Le buttane di Aurelio Grimaldi
(Cooperativa Dioniso di Palermo, regia di Claudio Collovà).
-
Nel 1994-95, terza rassegna: L’ideologia del traditore di Achille
Bonito Oliva (Florian di Pescara, riduzione e regia di Giammarco Montesano), Silvano
di Sergio Pierattini (Atelier 7.2.6 di Siena, regia di Tonino Pulci), Volare
di Dario D’Ambrosi (Teatro Patologico di Milano, regia dell’autore), “Soirée”
di Claudio Ascoli (“Chille della Balanza” di Firenze, regia dell’autore), Al di
là del filo di Maria Inversi (“Scenadinamica” di Teramo, regia
dell’autrice), “Addio amore” (Beatrice Cenci) di Franco Cuomo (Nuove
Produzioni Spettacolari di Bari, regia di Domenico Mongelli), Eloisa
e il suo maestro di Mario Prosperi (Politecnico di Roma, regia
dell’autore), Un uomo troppo buono di Giorgio Prosperi (Politecnico di Roma,
regia di Mario Prosperi), Week end di Annibale Ruccello
(Teatro Nuovo di Napoli, regia di Daniele Segre).
-
Nel 1996, quarta rassegna: Tre sull’altalena di Luigi Lunari
(Laboratorio “Città di Villafranca”, regia di Claudio Messini), Una
notte di Casanova di Franco Cuomo (Nuove Produzioni Spettacolari di
Bari, regia di Domenico Mongelli), Mussolini e il suo doppio di Mario
Prosperi (Politecnico di Roma, regia dell’autore), Il silenzio del mare di
Sergio Velitti, da Vercors (Cooperativa “Bruno Cirino” di Napoli, regia
dell’autore), Ogni giorno può essere buono di Michele Perriera (Teatro Teatès
di Palermo, regia dell’autore).
Dal 2002 le rassegne si
chiamarono “Vetrina italiana con ospite”: ospite degli autori italiani,
proposti dal Politecnico per un repertorio virtuale, era ogni volta un autore
straniero sufficientemente famoso.
-
Nel 2002, quinta rassegna: Biografie non vissute di Mario
Prosperi (Politecnico di Roma, regia dell’autore), Dove hai lasciato la mia barca
e Injury
Time, da “Atti del bradipo” di Michele Perriera (Associazione Culturale
Almansur di Palermo, regia di Gianfranco Perriera), Doppiaggio di Maricla
Boggio (“Il Carro dell’Orsa” di Roma, regia di Mario Prosperi). L’ospite fu Qualcosa
nell’aria dell’americano Richard Dresser (Politecnico di Roma, regia di
Carlo Fineschi).
-
Nel 2003, sesta rassegna: Corruzione a fin di bene di Mario
Prosperi, da un’idea di Giorgio Zeppieri (Politecnico di Roma, reggia
del’autore), L’incapace di Mariella Bordellin (Politecnico di Roma,
collaborazione al testo e regia di Giorgio Serafini Prosperi). L’ospite fu Come
è di Samuel Beckett (Politecnico di Roma, interpretazione e regia di
Rossela Or)
-
Nel 2005, settima rassegna: La sorpresa di Natale di Maricla
Boggio (“Metastudio 89” di Napoli, regia di Fortunato Calvino), Pugnale
d’ordinanza di Michele Perriera (Teatro Teatès di Palermo, regia
dell’autore). L’ospite fu Presente da “Appendice” all’Uomo
senza qualità di Robert Musil (Politecnico di Roma, uno spettacolo di
Rossella Or).
-
Nel 2006, ottava rassegna: Biografie non vissute (nuova
stesura) di Mario Prosperi (Politecnico di Roma, regia dell’autore), Non
mi toccare di Chiara Pizzorno (The Company di Roma, regia di
Massimiliano Gracili). L’ospite fu Maria Maddalena o della salvezza di
Marguerite Yourcenar (“La Carovana di Babele” di Roma, regia di Giorgio
Serafini Prosperi),
-
Nel 2007, nona rassegna: Emilia in pace e in guerra ed Acqua
e sapone di Aldo Nicolaj (Ente Teatro Cronaca di Napoli, regia di Luca
Nicolaj), Ciò esula ed Il marito di Vlasta di Ludovica Ripa
di Meana (“Alfabeti comuni” di Roma, regia di Maria Inversi), Proscenio
per due di Rino Bizzarro (“Puglia Teatro” di Bari, regia dell’autore), Sibilla
di Maricla Boggio (Politecnico di Roma, regia di Mario Prosperi). L’ospite fu La
polizia di Slawomir Mrozek (Teatro Molière, regia di Giorgio Serafini
Prosperi).
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Nel 2009, sfrattati dal teatro di Via Tiepolo (“Il Politecnico”),
presentammo una rassegna al Teatro Colosseo Nuovo intitolata “L'Islam e noi”
(Le produzioni d'ora in avanti sono solo del Politecnico): L'islamico
di Mario Prosperi, regia dell'autore; Il signor ibrahim e i fiori del
corano di Eric
Emmanuel Schmitt, trad. di Giulia Serafini, regia di
Giorgio Serafini Prosperi.
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Nel 2010 la rassegna “Menandro: due commedie” veniva presentata al Teatro
Greco: La donna di Samo e L'arbitrato, di Menandro
(traduzione e regia di Mario Prosperi). Il
senso della rappresentazione di due commedie con le stesse maschere,
costumi, gestualità interpretativa, rapporto tra parola, canto e danza, ha di
mira proprio questo: la messa a fuoco, tuttora in elaborazione, del “sistema”
stesso della Commedia Nuova, di cui i testi delle singole commedie sono
varianti.
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Nel 2011 torna la “Vetrina Italiana”
(ottava rassegna): Il Re di Giorgio Prosperi, al Teatro India,
regia di Giorgio Serafini Prosperi; Felicitas di Mario Prosperi,
al Teatro LoSpazio, regia dell'autore; Studi per Ofelia di
Rossella Or, al Teatro Colosseo Nuovo, regia dell'autrice; Scena prima
di Maricla Boggio, al Teatro LoSpazio, regia di Mario Prosperi.
Nel 2012 la rassegna (la nona) non ebbe il contributo
del Comune. Comprendeva: Non come loro di Rossella Or, anche
regista, con filmati di Fabio Collepiccolo; Barboni, favola metropolitana
di Maricla Boggio, al Teatro Sala Uno, regia di Mario Prosperi; Tempo di
fuga di Mario Prosperi, al Teatro Sala Uno, regia dell'autore.
Gli spettacoli sono stati ugualmente realizzati, con eccellenti critiche, e sacrifici ingenti. Si vuole sperare che la fiducia, durata 22 anni, torni tra Politecnico e Comune di Roma.
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